Ron Howard, la fuga nell'isola di Eden ricorda l'oggi
Regista, bisogna continuare a credere nel futuro
Nella lunga conferenza stampa di Ron Howard al Torino Film Festival, che si è aperto ieri sera con il suo film 'Eden', più volte il regista ha detto che l'isola del titolo ricorda l'oggi e che noi tutti siamo lì in fuga cercando di salvare il mondo, ognuno con la sua idea. "Ho conosciuto questa storia quindici anni fa durante una vacanza alle Galapagos e ne sono stato totalmente affascinato. Ho pensato, sarebbe potuto benissimo essere un soggetto di Herzog o di Terrence Malick. L'idea di fuggire dalla società è molto pertinente al mondo d'oggi. Ed è bello così anche che negli anni Trenta ci sono state persone in fuga che avevano voglia di reinventarsi". 'Eden', che sarà distribuito prossimamente da 01 Distribution, racconta infatti una storia vera. Negli anni Trenta nell'isola di Floreana, nell'arcipelago delle Galàpagos il dottor Friedrich Ritter (Jude Law) e sua moglie Dora Strauch (Vanessa Kirby) si rifugia lì in fuga dalla Germania nel 1929. A loro uniscono poi, grazie alla loro fama, altri pionieri come Margaret (Syndey Sweeney) e Heinz Wittmer (Daniel Brühl), ammiratori di Ritter e, infine, quattro personaggi: la baronessa Eloise Bosquet de Wagner Wehrhorn (Ana de Armas), che ha come velleitario progetto di costruire nell'isola un resort per milionari, accompagnata da due suoi amanti e un servitore ecuadoriano. L'idea di questo piccolo drappello di rifondare un nuovo mondo migliore da quello da cui si era fuggiti fallisce però miseramente. In cosa sperare? "Bisogna credere nel futuro, nella famiglia, con tutto ciò che questo comporta. Oggi ci troviamo a vivere una trasformazione che ha a che vedere con la tecnologia. È come se la Rivoluzione industriale si moltiplicasse per dieci e non sappiamo più cosa credere. Ma se ci confrontiamo gli uni gli altri, senza cercare soluzioni facili come cercare un'isola deserta, ma crediamo nel potere degli affetti, forse ci salviamo".
M.Aguilar--LGdM