Malattie del cervello, cure migliori con avatar virtuali
Progetto Mnesys lavora sul gemello digitale del paziente
Un cervello virtuale, in grado di riprodurre la sua complessa organizzazione e la sua capacità di adattamento, per comprenderne meglio il funzionamento, studiare in dettaglio cosa avviene quando ci si ammala e verificare l'efficacia di potenziali trattamenti. È a questo che sta lavorando uno dei macro-progetti (Spoke 2) di Mnesys, il più ampio programma di ricerca sul cervello mai realizzato in Italia presentato a Napoli. Una delle peculiarità del cervello è la neuroplasticità, cioè la capacità di adattarsi e cambiare in risposta alle esperienze, all'invecchiamento, alle malattie. "Il potere plastico del cervello ci permette di imparare qualcosa di nuovo, acquisire informazioni e adattarsi all'ambiente circostante", spiega Fabrizio Esposito, ordinario di Bioingegneria dell'Università degli Studi della Campania "Luigi Vanvitelli" di Napoli e coordinatore dello Spoke 2. È una proprietà unica, che però rende complesso lo studio di questo organo. "L'attività cerebrale si svolge in complesse reti neurali e si organizza su diversi piani funzionali, le cosiddette scale di complessità", illustra Egidio D'Angelo, professore ordinario di Fisiologia all'Università di Pavia e responsabile del progetto di modellistica del cervello all'interno di Spoke 2. "In Mnesys, per la prima volta in Italia, siamo riusciti a sviluppare il cervello virtuale, cioè rappresentazioni digitali multiscala dei neuroni, dei microcircuiti e delle reti neurali fino all'intero cervello", aggiunge. La frontiera più avanzata di questa tecnologia è la costruzione di veri e propri gemelli digitali del cervello dei singoli pazienti. Consentiranno di fare un passa avanti nella lotta alle malattie del cervello, aiutando a migliorare la diagnosi, predire l'evoluzione della malattia e scegliere il trattamento più efficace per ogni malato.
L.A. Beltran--LGdM