Tra filari di viti di Bonaventura e il suo suggestivo bandoneon
In Friuli al Vigne Museum nell'ambito di More than jazz
Su una base di musica elettronica ma non 'fredda' annoda note di celebri chansons francesi, scivola senza interruzioni in brani popolari, risale in accenni vivaldiani, precipita nella malinconia di un tango. Daniele di Bonaventura - forse il più grande musicista di bandoneon in Europa - traccia un itinerario delle emozioni, quasi dell'anima, che è un coerente intreccio di culture. Improvvisa sul suo bandoneon, lo aveva annunciato con un tono da pacato istrione delle scene: "Non so cosa suonerò". Comunque, di qualunque brano si tratti, il viaggio rapisce: un'ora e mezzo di sonorità, favorite dalla suggestione del luogo, ieri sera, il Vigne Museum di Rosazzo (Udine). Più che un museo è un tributo a cielo aperto tra le vigne a un pioniere del vino, Livio Felluga, realizzato da Yona Friedman con Jean-Baptiste Decavèle. Un museo fatto di terra e ricordi: un terrapieno sulla cui sommità una scultura ad anelli attraversata da luci viola domina la pianura e i vigneti intorno. Di Bonaventura si colloca proprio lì in mezzo, sotto un cielo stellato e il silenzio del Friuli. "Ho cominciato come pianista - spiega tra un brano e l'altro - e continuo a suonare come se avessi un piano. Sarà per questo che coinvolgono particolarmente gli standards di Bill Evans. Anche se non ci sono barriere musicali nel concerto del musicista: il continuum sonoro dalla semplicità di un 'Non ti scordar di me' a un più complesso ordito mozartiano fino alla popolarità di un canto contadino delle sue Marche non ha sbalzi, ha la placidità di un fiume". Il concerto rientra tra le celebrazioni dei 10 anni dalla nascita del Vigne Museum con "More Than Jazz", kermesse musicale organizzata da Simularte.
Y.Mata--LGdM